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Spaghetti cacio e pepe

5 Giu

Arieccomi qua!!!!!!!!!!

Chiedo scusa a tutti gli assidui lettori che non vedendomi più hanno acquistato corone di fiori! C’aveo da fa’ (ero indaffarato)! Ho avuto un periodo super pieno e non avevo tempo per postare…. sorrry sorrrry

Le ricette in inglese le devo da posticipa’ a causa dell’indaffarataggine.

Dedico la presente ricetta a “DARIO” l’allevatore piemontese che ha postato un commento su un mio precedente articoletto relativo alle carni. Ello è un allevatore. Alleva vitellozzi. E son sicuro che ci mette l’amore e l’energia che contraddistingue chi ama la natura, la genuinità (me l’ha detto lui!), il buon bere e buon mangiare e i vitellozzi!

Dario questa è per teeeee!

Premessa:

Il mozzo di cucina stava per stappare l’uterinea presenza anzitempo. Io non dormii per due notti e due giorni. Il grembo riattappossi. Il lavoro ammucchiossi. Ora, io dovrei lavorare e non stare a ‘nzippettare con il blog. Ma la vita dura poco e le cose belle rischiano ogni attimo di volare via. Allora avanti col blog e “a ramengo” il lavoro (per oggi….per i clienti che leggono…).

Ovviamente anche se non postavo cucinavo. Perché di fame non ci vojo morì. E cucinavo manicaretti alternati a mozzarelle. Ossia: quando riuscivo a racimolare tempo cucinavo, altrimenti mozzarelle. Di bufala.

La ricetta più difficile che c’è è anche quella che sembra più semplice. Io trovo gli spaghetti cacio e pepe enormemente perfetti. Inarrivabili. Un bicchiere di merlot e uno spaghetto cacio e pepe e vai in paradiso…. Ma la ricetta è difficile, difficilissima. Perché hai a disposizione un par de (due) ingredienti e devi usarli alla perfezione sennò il cacio “se ‘mpallocca” (coagula), “rbutta” (rilascia) l’acqua e tu rilasci parole poco eleganti. Cacio e pepe, attenzione, è una ricetta millimetrica, ardua, ambiziosa… “e dai stai a esagerà!”. Ebbene sì, esagero, ma è solo per favve rite!!!

INGREDIENTI:

Spaghetti Mancini (vanno bene anche i Destrorsi) 100 gr a capoccia, pecorino romano 80-100 gr a capoccia a seconda de quanto “sete sprocedati” (siete goduriosi), pepe (quello vono, ossia buono), acqua di cottura. Chi vuole può mitigare la potenza del pecorindo con una dose NON superiore al 50% di parmigiano reggiano italiano pianurapadano.

OCIO: padella da cheffo consigliata!

PREPARAZIONE:

Tutti sanno fa’ il cacio e pepe. Metti la pasta. La “coci” (cuoci). La “cacci” (la “lei”, la togli dalla padella e la scoli). Ce metti pecorino e pepe. Fatto. “E’ io la faccio proprio così!” E no! No così. Qui è Marcoinpadella mica cavolacci. Qui è dove siamo fissati per le striscette de 3,1 millimetri de melanzana, per i dadini de pancetta de 4,3 millimetri de lato, pe’ la fettina un po’ più fina, non troppo fina, fina giusta. Siamo fissati per il cibo. E la cacio e pepe deve da esse perfetta.

C’ho penato. Tanto. Un giorno l’ho rifatta tre volte. Pentole diverse. Tecniche innovative. All’americana. Alla francese. Con l’incarico da sopra. De sguincio. Insomma, le ho provate tutte….e adde so’ azzi vostra!

Cuoci la pasta in acqua non troppo abbondante. Occhio al sale che il pecorino è salato e noi utilizzeremo molta acqua di cottura.

Scola la pasta alcuni minuti prima che sia pronta e conserva l’acqua di cottura. (Io levo la pasta 5 minuti prima!!!)

Ora, a parte avrai già preparato (che volpe che sei!) il tuo pecorindo grattugiato mixato a una sostanziosa dose di pepe macinato lì per lì ovvero frantumato con la parte laterale della lama del coltello. Insomma un pepe “rozzo”. Versa una mestolata di acqua di cottura sul pecorino e mescola velocemente. Prima di aggingere l’acqua di cottura stempra un poco la sua temperatura con dell’acqua di rubinetto. Questo perché se non sei svelto a mescolare il pecorino esso solidifica a mo’ di palla di Apelle e tu diventi verde dalla bile! Non abbassare troppo la temperatura dell’acqua sennò non ottieni la cremina.

Ora, hai cacciato la pasta (via da questa stanza!) e l’hai riposta nella padella da cheffo che incandescente attende ordini. Versa un filo d’olio per tenere il singolo spaghetto bello separato dagli altri. Versa una mestolata di acqua di cottura (regolati a seconda della quantità di pasta che stai cuocendo) e inamida. Daje giò! Forsa e coraggio. Gira e rigira la pasta nella padella. Falle fare il salto della cammella (ossia la classica mossa da cheffo che rigira la pasta in padella) aiutati poi con un cucchiaro di legno e rigira gli spaghetti nella padella. Gira e rigira per un bel po’ fino a che la pasta forma essa stessa una cremina.

Fatto? Inamida ancora. Occhio alla cottura! Raggiunto un buon livello di inamidatura della pasta cui corrisponda un ottimo livello di cottura, “la poi di levare” (la puoi levare).

Attendi qualche secondo, non te fa frecà dalla fretta! Fa prendere aria alla tua pasta e quando dai 400 gradi cui l’avevi portata la temperatura ragginge temperature più docili (90-80 gradi) agigungi la cremina di pecorindo e pepe che ti sei preparato. “Sbutura” (rigira) vorticosamente la pasta altrimenti Apelle avrà la meglio! Eccotela lì, la pasta cacio e pepe. La più buona pasta col cacio e pepe che ci sia!

Ora vado che stasera c’ho la socera a cena….indovinate che je (le) cucino? Cascio e pepe!!!

Ciao socera!

Marco

p.s. non pensà che a prima bbotta te viene subito. Pare facile, ma non è. Serve a darti l’allegria! Provala diverse volte e acquista quella sensibilità necessaria per fare una cacioe pepe perfetta!

p.s.2 Apelle figlio di Apollo fece una palla di petto di pollo….

p.s.3 “MOZZO DI CUCINA”!!! aggiungi le foto che hai sennò il post è triste! E non addurre scuse del tipo: oh! Ma non posso io sono all’ospedale!!!

Spaghetti alle vongole

9 Set

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Prima di parlare di spaghetti alle vongole permettetemi di dire…

Non so se John Banville conosca quei frammenti di Schlegel – geniale inventore del Romanticismo e di una visione dell’arte, della sua produzione e del suo consumo, ancor oggi sostanzialmente operante – in cui si dice che la mitologia classica era la fisica degli antichi, l’espressione e la forma date alla conoscenza o all’intuizione della natura.

Addé (ora) occupemoce de le concole!!! (a la faccia di chi dice che non sono studiato!)

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Spaghetti dritti di mare

23 Ago

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Ce l’avevo con gli spaghetti. Volevo il riscatto pei bambini a-forchettati, ossia, quei bambini che non hanno ancora appreso l’antica arte della rotazione manuale della forchetta. Volevo cambiare, piegare, fiaccare l’animo degli spaghetti…maledetti supponenti!
Loro, che fanno comunella nel tuo piatto fondo, che s’intrecciano come il filo della canna da pesca e ridono di te, bimbo, novello praticante della meccanica posatifera: “la mia vendetta sarà terribile” giurai sulla testa dell’amato mozzo da cucina!

E così è stato! Ta daaaaaa!!!
Ho messo gli spaghetti belli dritti nel piatto e ho dato modo a tutti di umiliarli mangiandoli con coltello e furscett (che malvagità!) !!!! Ma se volete potete anche incornarli col vecchio metodo…

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